Cinema / Viola, Franca. Un corto per ricordare

Tra le molteplici funzioni che può ricoprire il cinema, una delle più importanti è probabilmente rivestirsi dell'importante compito di esercitare il ricordo, ossia, impattare e rimbalzare, attraverso le immagini, emozioni nel grande contenitore della memoria individuale e collettiva.

Questo è il caso che riguarda il  riuscito cortometraggio del 2017 Viola, Franca per la regia di Marta Savina, che vede tra gli interpreti Claudia Gusmano, nel ruolo di Franca, Ninni Bruschetta, nel ruolo del padre Bernardo, Carlo Calderone nei panni dello sciagurato Filippo Melodia e Maurizio Puglisi nel ruolo di Don Valerio.


Cortometraggio Savina GusmanoForse i più giovani ignorano la figura di Franca Viola, donna, anzi, adolescente all'epoca dei fatti, di straordinario coraggio che si oppose con fermezza alla pratica del matrimonio riparatore, la cosiddetta "paciata"che le avrebbe permesso di salvare il suo "onore".

Il cortometraggio Viola, Franca in circa 15 minuti di grande scorrevolezza narrativa, rievoca i momenti salienti della vicenda che balzò all'attenzione dell'opinione pubblica e che portò all'abrogazione  della Legge sul delitto d'onore e sul matrimonio riparatore, attraverso la legge 442, promulgata il 5 agosto 1981 a ben sedici anni di distanza dal rapimento della ragazza.

La pellicola ha vinto numerosi premi, tra cui un Emmy come miglior film drammatico, è stato inoltre nominato ai David di Donatello e ha debuttato al Tribeca Film Festival, continuando poi il suo percorso con tappe importanti quali il Festival di Venezia e il Raindance Film festival, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica.

Il film fin da subito, mostra Franca come un personaggio inserito perfettamente nel paesaggio geografico e culturale della Sicilia della fine degli anni '60; una diciassettenne casa, lavoro e chiesa, condizione comune a qualsiasi donna all'interno di una società patriarcale. Di particolare interesse simbolico è stata la scelta da parte degli autori di non far parlare Franca, la quale fa uscire la voce soltanto quando Melodia la rapisce e la violenta. Franca quindi non parla. Urla e dice "NO". Urla la sua disperazione a non volersi adeguare a usanze barbare che vedevano le donne solo come oggetti di possesso di qualche maschio dominante. "Questa svergognata non se la prende più nessuno" dice Don Valerio, tenendo caritevolmente la mano della ragazza, al padre Bernardo dopo la violenza. Dichiarazione di complicità da parte della Chiesa cattolica al perpetrarsi  di crimini contro le donne, oserei dire contro l'umanità, e palese dimostrazione di vigliaccheria nei confronti dei "forti" del paese. Ancora don Valerio: "Ma Dio ha un occhio di rigurdo per tutti. Anche per le donne." Anche per lei, si, proprio lei che partecipa attivamente alle cerimonie religiose e si segna con la croce; croce che non la difende, ma che al contrario sarà il simbolo alla quale verrà appesa la sua anima di donna che decide di fare delle scelte.

cortometraggio savina gusmano
Ruolo importante e ben definito quello di Bernardo Viola, che come un padre-coraggio si schiera dalla parte della figlia contro un avversario temibile in quanto nipote del boss del paese. La Savina, a mio parere, con questo personaggio realizza un capolavoro: rende in un uomo le doti del perfetto padre, vigoroso e combattivo nei confronti di chi insidia la figlia, ma incredibilmente tenero e amorevole, quando in un meraviglioso campo lungo pone al centro dell'inquadratura un abbraccio tra Bernardo e la figlia che torna con la macchia della violenza, oppure ancora quando aiuta la figlia a lavare via l'odore e la sporcizia della sopraffazione; quest'ultima scena realizzata con un illuminazione low-key che parla agli affetti più intimi.

In tutto questo, Franca umiliata dalla violenza ma forse ancor più dai pregiudizi, possiede in sé ancora la forza di percorrere in silenzio ma a testa alta, scena realizzata con una bella carrellata a seguire, una realtà "tradizionale" che non le appartiene più, che tuttavia può permetterle di guardare al suo futuro, e per estensione a quello di tutte le donne, attraverso un espressivo primo piano finale, con uno sguardo compiuto di coraggio e dignità.

«Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi donna:ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.» Franca Viola intervistata da Riccardo Vescovo


 

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