Musica / Quello stretto rapporto tra cibo e musica
Celebre il motto di Gioacchino Rossini: "Non conosco una occupazione migliore del mangiare, cioè, del mangiare veramente. L'appetito è per lo stomaco quello che l'amore è per il cuore. Lo stomaco è il direttore che dirige la grande orchestra delle nostre passioni” che la dice lunga sul rapporto stretto che collega storicamente la musica con il cibo.
Se il pasto è centro e oggetto della festa, la musica ne è sicuramente l'anima. Fin dall'antica Roma i banchetti erano accompagnati da fiati e percussioni che animavano le danze; nelle corti medioevali i jongleur, saltimbanchi mascherati, allietavano le tavoli del signorotto di turno con lazzi, suoni e canti.
Dal XVII sec. in Germania troviamo una serie di brani, che seguendo i titoli ci riportano ad esecuzioni durante i banchetti: Il Banchetto musicale, "per ogni sorta di strumenti" di Schein, il Concerto da tavola, del 1621 di Simpson, Musica da chiesa e da tavola di Hammerschmidt oppure il Dessert musicale del 1672 di Briegel e per concludere la Musica da tavola di Telemann risalente al 1733.
Vegetables Orchestra |
Altro luogo deputato al consumo di cibo, e non solo, allietati dalla musica e dai virtuosismi dei cantanti si ritrova nei teatri d'opera almeno fino alla metà dell'800, dove i melomani si assiepavano per gustare arie e cavatine nonchè le cene che venivano servite nei palchi, tra intrighi e ammiccamenti.
Con un salto attraverso i secoli è interessante e simpatico l'esperimento della Vegetable Orchestra.
Progetto musical-gatronomico che nasce a Vienna nel 1998, e vede i compenenti della formazione utilizzare strumenti musicali edibili creando sonorità free jazz, dub ed elettronica sperimentale. A suon di musica le zucche si trasformano in percussioni, le carote intagliate in flauti dolci, le melanzane in nacchere e i sedani in trombe.
A sostenere la tesi del legame inscindibile tra musica e cibo secende in campo anche la scienza. A questo proposito sono nolto interessanti le ricerche effettuate da Charles Spence, docente di Psicologia sperimentale a Oxford. Il Prof. Spence ha dimostrato come sia le nostre narici che le nostre papille gustative siano condizionate negativamente dal rumore di sottofondo, ma anche come la giusta melodia possa aumentare del 15% la piacevolezza percepita di un bicchiere di vino. Inoltre ha messo in evidenza come la sensazione di morbidezza e cremosità del cioccolato possa essere esaltata da musiche tendenzialmente soft; pensiamo ad esempio ad una sensuale ballade eseguita da un jazz quartet; probabilmente il nostro palato impegnato con la cremosità del cioccolato fondente si sarà sintonizzato con i suoni profondi, caldi e rassicuranti del contrabbasso.
Natura morta di Cristoforo Munari |
Oltre alla qualità dei suoni, ciò che condiziona il rapporto musica-cibo è l'intensità degli stessi. Una conversazione normale si attesta su valori che vanno dai 60 ai 70 db. Quindi oltre ai rumori di fondo, superare gli 80 db, come a volte accade nei posti più affollati con la
musica ad alto volume, non è particolarmente indicato a lungo andare,
perchè oltre inibire l’udito, la situazione non permette di gustare appieno i cibi, essendo l'apparato sensoriale bombardato da impulsi soverchianti che impediscono l'adeguato riconoscimento del processo sensorio. Secondo un’indagine
recente, inoltre, più il volume si alza e più aumentano le probabilità che venga ordinato cibo poco sano, con conseguenze anche sull'efficacia della funzioni digestive.
Questi presupposti ci incitano quindi a gustare tournedos alla Rossini o in conclusione del pasto Pesche Melba, nome dato a questo dessert dal cuoco francese Auguste Escoffier in onore alla cantante australiana Nellie Melba nel 1892, in un ambiente dove la musica, al pari del vino, tenda ad esaltare, e non ad annullare, i sapori e a rinnovare quel connubio ineguagliabile che è parte integrante della storia dell'essere umano.
"Un uomo non può essere ebbro di un romanzo o di un quadro, ma può ubriacarsi della Nona di Beethoven, della Sonata per due pianoforti e percussione di Bartók o di una canzone dei Beatles." Milan Kundera
Riferimenti bibliografici:
Gilles Cantagrel, Musica e gola in Enciclopedia della musica Einaudi, Torino, 2002
Riferimenti sitografici:
Giulia Zamboni Gruppioni Petruzzelli, www.ilgiornaledelcibo.it, 2019
Adriana Siciliano, www.gazzettadelgusto.it, 2018
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