Cinema / Costa-Gavras: un regista alquanto scomodo
Nel mare magnum dell'informazione contemporanea, ciò che maggiormente salta agli occhi è la sproporzionata esposizione mediatica di alcuni personaggi dello spettacolo rispetto ad altri. Alcuni attori e registi sono presenti su copertine di riviste, in servizi giornalistici televisivi, senza neanche aver fatto nulla di meritorio in tempi recenti. Sono presenti perchè sono. Avanguardie mediatiche del pensiero dominante, espressione del mainstream. Altri rappresentanti dello stesso panorama professionale sono invece pressoché assenti dalla considerazione del grande pubblico, spesso conosciuti solo dagli addetti ai lavori e nominati in qualche Tg solo se hanno realizzato qualche pellicola che viene proiettata a Venezia, Cannes o Berlino, dove magari, e non è cosa rara, ottengono anche qualche riconoscimento importante.
Della seconda categoria di cineasti, ossia gli sconosciuti al grande pubblico, ha un ruolo di prim'ordine Konstantino Gavras che risponde allo pseudonimo di Costa-Gavras, regista greco naturalizzato francese nato nel 1933. Il regista durante il difficile periodo storico greco che portò al potere un gruppo di ufficiali nel 1967, si trasferì in Francia e lì rimase, ottenendone la cittadinanza e iniziando una proficua collaborazione con l'attore francese Yves Montand, con il thriller Vagone letto per assassini (1965). Dei molti film girati dal regista greco, tutti improntati nel mostrare la vera faccia del potere, che spesso non viene mostrata, in questa sede vorrei soffermarmi su due pellicole che reputo in questo senso particolarmente significative, Etat de siége (L'amerikano) del 1973 e Adults in room del 2019.
I film sono una chiara espressione del tempo nel quale furono girati: il primo, nei primi anni '70 in un clima di contestazione, potremmo dire globale, verso un certo modo di fare politica, in una realtà di scontro frontale tra organizzazioni di sinistra, che non disdegnavano la lotta armata e un establishment sempre più filo atlantista. Nel caso specifico viene analizzata in maniera chiara la condizione neo-coloniale dei paesi dell'America Latina. L'amerikano del film, nel quale appare con un altro nome, è Anthony Dan Mitrione, ex agente del FBI che viene mandato in Uruguay e messo a capo del Public Safety Office di Montevideo, preposto a collaborare con la polizia locale nella gestione dell'ordine e in caso di rivolte, della repressione. Nei piani di questa collaborazione rientrava anche l'addestramento all'arte della tortura, che veniva praticata nello scantinato della sua residenza di Montevideo e avveniva sui corpi di mendicanti e senza tetto che la polizia uruguiana prelevava nelle strade a tale scopo. Il motto di Mitrione era: «Il dolore preciso, nel momento preciso, nella quantità necessaria all'effetto desiderato», la tortura come pratica di prevaricazione in chiave scientifica, che prima di arrostire i genitali dei dissidenti del regime si esercitava a scarnificare i corpi di ignari poveri mendicanti. Nel libro La Guardia Pretoriana l'ex agente della CIA John Stockwell scrisse al proposito: «Si utilizzavano filmati ed altro materiale didattico che gli studenti dovevano imparare a memoria, e praticare senza indugio. Dopodiché, Mitrione ordinava di sequestrare dei barboni lungo le strade periferiche di Montevideo, che venivano usati come cavie. Se perdevano i sensi, venivano loro iniettate delle vitamine e degli analgesici, e dopo un qualche periodo di riposo, si ricominciava, fino a morte avvenuta». L'attività "patriottica" di Mitrione venne interrotta il 31 luglio 1970 quando fu sequestrato dai Tupamaros, organizzazione di estrema sinistra extra-parlamentare, che pose come condizione per il rilascio la scarcerazione di 150 prigionieri politici. Il presidente Nixon non dette seguito alle richieste e dopo una vivace discussione interna i Tupamaros decisero di giustiziare L'Amerikano con due colpi di pistola in testa. Il film venne girato in Cile, durante il governo socialista di Salvador Allende (poco prima del colpo di stato ispirato dagli Stati Uniti attraverso l'Operazione Condor che portò alla morte dello stesso politico cileno) e vede fra gli attori Yves Montand e il nostro Renato Salvadori, come anche Franco Solinas come co-autore della sceneggiatura insieme a Costa-Gavras. All'interno della Scuola di Polizia dove si formano i futuri agenti dell'FBI una targa ricorda Anthony Dan Mitrione come "Un eroe che diede la sua vita nella difesa dei valori democratici" e "artisti di Stato" come Frank Sinatra e Jerry Lewis lo definirono "Un grande umanista". Inutile dire che la proiezione del film fu proibita negli Stati Uniti e nei paesi dell'America Latina e ostacolata per quanto possibile negli altri paesi filo-atlantici. In Italia venne distribuito nelle sale, ma non fu mai proposto in televisione.Per quanto riguarda Adults in room, il film ripercorre le vicende che hanno inizio nel 2015 con la vittoria elettorale di Syriza, partito della sinistra radicale che si era posto come il partito della svolta per il popolo greco, in antitesi con le oligarchie politico-economiche di Bruxelles. Il partito si proponeva di uscire dall'austerity e rilanciare economicamente la Grecia. Il film è tratto dal libro di Yanis Varoufakis, ministro delle finanze dell'epoca, Adulti nella stanza: la mia battaglia contro l'establishment dell'Europa. La pellicola di oltre due ore di durata è un susseguirsi di riunioni dell'Eurogruppo, dei ministri greci capitanati da Tsipras e narra degli sforzi vani di Varoufakis di ottenere una rinegoziazione del debito evitando la messa in liquidazione del paese per debiti, più di 400 miliardi di euro, accumulati dalla gestione dissennata dei governi precedenti. Il film pone forte dubbi sul funzionamento della democrazia nei paesi dell'Unione Europea, mettendo in evidenza come si debba mantenere fede alle decisioni della Troika europea, anche se mutano, attraverso le elezioni, gli orientamenti politici dei singoli governi, vale a dire, destra o sinistra che sia, deve seguire pedissequamente gli obiettivi posti dall'Europa. E su questo punto non si transige. Inoltre si evidenzia come i provvedimenti economicamente repressivi nei confronti della Grecia, abbiano avuto la funzione di deterrente (colpirne uno, educarne cento) nei confronti dei paesi cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna), paesi mediterranei che come viene detto dal presidente dell'Eurogruppo nel film, mostrano spesso, come Varoufakis stesso, "Arroganza, presunzione e narcisismo mediterraneo". Dopo molteplici incontri che non portano ad una soluzione ma bensì ad una fase di stallo, il leader greco Tsipras decide di indire un referendum riguardo l'accettazione o meno delle condizioni imposte dall'Unione Europea: il SI decideva per l'approvazione, il NO per il rifiuto con conseguente abbandono dell'area Euro. Nonostante che poco prima del referendum, la BCE a guida Mario Draghi, togliesse liquidità alle banche costrigendo Varoufakis a limitare a 60 Euro al giorno i prelievi, il NO ottenne il 61% dei voti; ma ciò non bastò, la volontà del popolo greco fu ignorata, in quanto, anche per le pressioni dei creditori, il parlamento votò con una maggioranza del 73% il SI alla firma del MoU, Memorandum of Understanding, attuando così il programma "lacrime e sangue" proposto con forza della Troika (FMI, BCE, Commissione UE).
Questo in breve è ciò che viene narrato nel film, tratto dall'esperienza diretta, con tanto di registrazioni audio delle sedute, di Yanis Varoufakis. Ciò che è più interessante, e la dice lunga sul concetto di democrazia in occidente, è l'ostracismo verso il film già da prima della sua realizzazione. Come riporta Il Fatto Quotidiano, "In una cena a Parigi, Regling [il tedesco Klaus Regling, capo del MES, il fondo salva stati] avrebbe chiesto a Costa-Gavras di abbandonare il suo lavoro, in quanto il racconto di Varoufakis da cui traeva ispirazione era in gran parte errato. Ma il regista stupì il suo interlocutore dicendo che aveva potuto verificare la veridicità delle parole dell'ex ministro greco ascoltando le registrazioni degli incontri dell'Eurogruppo fatte in segreto da Varoufakis stesso". Ma non basta, il film dopo la sua presentazione fuori concorso al Festival del cinema di Venezia, ha avuto una storia controversa: in Germania non è uscito nelle sale in quanto nessun distributore si è proposto a tale scopo; stessa sorte in Italia, dove il film non è stato neanche doppiato e ne esistono solo versioni sottotitolate diffuse in rete. La distribuzione è avvenuta in Grecia, Francia, Belgio, Portogallo, Spagna, Argentina e in Svezia attraverso un canale satellitare. Ora, che la Germania non diffonda il film, anche se può sembrare un atto non propriamente democratico, può risultare comprensibile, ma il fatto che non è stato distribuito in Italia rimane quanto meno incomprensibile. Dobbiamo oscurare l'operato non certo filantropico di Draghi nei confronti del popolo greco o siamo totalmente subordinati al potere tedesco in Europa? Forse tutte e due, ma vi assicuro che il film va assolutamente visto, in quanto Costa-Gavras dà vita ad un teatro del potere dove mette in scena loschi figuri, apparentemente rispettabili, burattinai in una realtà completamente scollegata con la vita dei cittadini europei, che nell'esercizio dei loro diritti elettorali contano sempre meno, e dove la finanza ha preso il sopravvento sulla politica, anzi, ne condiziona apertamente le scelte. Si capiscono, ma non si giustificano, in questo panorama gli appiattimenti centristi, se non addirittura neoliberisti, degli ex partiti di sinistra, nella misura in cui risalta la differenza di un progetto politico a sinistra, come quello greco, che parafrasando Nanni Moretti, ha cercato di dire e fare "cose di sinistra".Per completezza di informazione riporto di seguito due estratti del libro di Yanis Varoufakis, significativi del pensiero che risiede sotto le giacche e le cravatte dei tecnocrati europei.
Il giorno dopo il 19 giugno mi è arrivato un messaggio da Gesine Schwan [membro del SPD e docente universitaria] « Mi ha commosso il tuo intervento all'Eurogruppo». A quel punto avevo imparato la lezione: per aggirare le distorsioni dei media e prevenire future falsificazioni dei miei interventi all'Eurogruppo mettevo tutti i miei discorsi sul mio sito web. «Gabriel e la SPD devono essere pazzi se non si rendono conto della validità della tua proposta», mi disse.
La gazzarra contro di noi fu guidata da Mario Draghi. Più che un discorso il suo fu una recita di milioni di euro che correntisti greci avevano prelevato dei loro depositi bancari nella settimana appena trascorsa, «lunedì 358 milioni, martedì 563 milioni, mercoledì 856 milioni, giovedì 1080 milioni». Luis de Guindos poi chiese: «Apriranno le banche domani?» La risposta venne da Benoit Coeurè, il vice di Draghi: « Si, domani apriranno, ma lunedi?». Nulla può accelerare l'assalto alle banche in modo più efficace del banchiere centrale che elenca i prelievi e del suo dice che dichiara che non interverranno subito ma forse fra tre giorni. Mesi dopo una voce anonima interna alla BCE fece sapere che il 18 giugno, lo stesso giorno della riunione dell'Eurogruppo, Mario Draghi aveva chiesto un parere indipendente a uno studio legale esterno alla BCE. La domanda che aveva fatto era se fosse legittima la chiusura delle banche greche. La BCE ha un suo grosso ufficio legale interno, competente e costoso. Il fatto che Mario abbia scelto di scavalcarlo e di rivolgersi a uno studio privato lascia pensare a qualche incertezza su quello che stava per fare - chiudere le banche greche.
Bibliografia:
Alessandro Bonetti, E il capo del MES sconsigliò il regista: "Non fare il film", Il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2020.
Davide Turrini, Mostra del cinema di Venezia, l'eroe Varoufakis e il traditore Tsipras in Adults in the rooms di Costa-Gavras, Il Fatto Quotidiano, 1 settembre 2019.
Yanis Varoufakis, Adulti nella stanza. La mia battaglia contro l'establishment dell'Europa, La nave di Teseo, Milano, 2018
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